Laika...la storia
Gli esordi
La storia del marchio Laika inizia nel 1964, anno di nascita dell’azienda. Sono gli anni della conquista dello spazio e dei primi passi sulla luna. Il suo fondatore, Giovambattista Moscardini, viene sedotto proprio dall’ampliamento degli orizzonti conosciuti sinora dall’uomo. L’azienda viene così chiamata Laika, ispirandosi al nome del primo cane lanciato nello spazio, mentre come logo viene scelta l’immagine stilizzata di un levriero rosso con le ali.
Nel 1964 nasce così il primo modello di caravan Laika, la piccola 500, di dimensioni talmente ridotte da poter essere trainata, anche da una Fiat 500.
A questa segue il modello 1000, un po’ più grande ma sempre con la stessa impronta futurista.
Questi due modelli hanno la particolarità di poter abbassare il tetto durante la marcia (170 cm circa in sosta), con notevoli vantaggi in termini di aerodinamicità e comodità di guida.
Gli anni ‘70
Nel 1974 Laika inaugura una nuova sede a Tavarnelle Val di Pesa, sulla superstrada Firenze-Siena, passando da una dimensione prettamente artigianale a quella industriale.
...Giambattista Moscardini in un’intervista concessa a Lucio de Gennaro e pubblicata su “2C” nel settembre del 1974: “Questa fabbrica l’ho voluta non tanto per il piacere di essere un industriale, quanto perché la sentivo come una tappa di una programmazione che in questi anni avevo delineato nella mia mente. La fabbrica la sognavo proprio così com’è ora e il mio impegno, un giorno dopo l’altro, è stato diretto a tradurre il sogno in realtà.
La mia formazione l’ho fatta nell’ambito di una grande industria (una fabbrica di macchine da scrivere) e mi ero sempre detto che quando avrei realizzato qualcosa di mio mi sarei ispirato a tale modello. Ho cercato di assorbire gli umori che caratterizzano i modelli industriali avanzati e li ho gelosamente custoditi in attesa di poterli liberare per “condire” le attività che avrei in seguito realizzato. Quando il progetto della nuova Laika era ormai maturo avevo, per così dire, i binari già pronti. L’armatura di un’azienda è l’organizzazione. Il più forte investimento l’abbiamo fatto proprio in tale senso. Progettazione, razionalizzazione degli impianti impostazione della produzione, coordinamento tra acquisti e vendita, amministrazione, non sono diventate per noi solo delle espressioni o delle targhe da mettere sull’ingresso degli uffici ma il modulo operativo dell’azienda. Non abbiamo mirato solo a costruire un nucleo industriale sia pure bello ed efficiente, giacché così facendo ci saremmo limitati a realizzare solo il corpo. Abbiamo guardato invece più in là, creando i presupposti che lo potessero alimentare e farlo muovere bene. Abbiamo impostato la produzione non sul modulo della lavorazione a catena bensì creando una successione logica delle varie stazioni di lavoro. Qui abbiamo prodotto il nostro sforzo organizzativo più profondo. Sapevamo che eliminando tempi morti o fasi involute avremmo risparmiato sui costi di produzione e conseguentemente avremmo potuto vendere a prezzi più bassi. I vari reparti lavorano a commesse, come tante tessere di un mosaico che è stato predisposto nel reparto che coordina la produzione. Stabiliamo che in un certo arco di tempo sarà in produzione un determinato modello. Identifichiamo tutte le parti componenti e ad ogni stazione di lavoro affidiamo un compito — una commessa — che si traduce nella messa a punto di ogni singolo pezzo o nel montaggio delle varie parti strutturali e accessorie. Il quadro produttivo funziona, per fare un paragone, come un gioco ginnico collettivo in cui ognuno si muove in un particolare modo e tutti insieme concorrono a delineare la figura finale.”
L’intervistatore, conferma: “In effetti, girando tra i vari reparti si ha la sensazione di questo ritmo lavorativo; tutto funziona con ordine e tecnici ed operai sono in sincronismo con i vari macchinari (una pressa gigante che incolla l’isolante alle pareti esterne; macchine multilame; tagliaregoli, calibratrici).”
Prosegue nell’intervista il figlio di Moscardini: “Abbiamo mirato ad una dimensione di qualità più che di quantità e questo ci assicura la chiarezza dei programmi. La conseguenza è che non solo l’azienda si muove in una situazione economica più sicura ma anche l’acquirente ha la certezza di avere una caravan in cui nulla è casuale e tutto è studiato fin nei minimi particolari. Il nostro deposito-parti di ricambio, tanto per fare un esempio, è organizzato con centinaia di articoli, dalla semplice vite al pezzo più elaborato. Il nostro settore collaudo non si ferma ad una visita “mutualistica” ma approfondisce i controlli con minuziosa analisi. L’impostazione della produzione assicura poi alla rete vendita una precisione assoluta nelle consegne. Nel ‘74 supereremo le mille unità (per la precisione saremo a 1.088 caravan) e il flusso produttivo è stato sempre coordinato alle richieste della domanda evitando surplus del parco- caravan nei centri espositivi. L’attuale produzione media è di 6 caravan al giorno ma abbiamo in programma la costruzione di un nuovo padiglione. I dipendenti sono in totale 120”.
In definitiva la sede della Laika è un impianto funzionale ed efficiente. L’azienda è ormai in grado di svolgere un ciclo industriale completo che va dalla progettazione, affidata ad un ufficio tecnico all’altezza di anticipare e proporre linee e soluzioni nuove, anche sperimentando nuove tecniche e materiali, alla realizzazione di tutti i componenti: pareti, pavimenti, mobili, tetti, stampi.
Nel 1977 Laika produce il primo modello di veicolo ricreazionale a motore. Da allora ha fatto molta strada…
Nel 1979 nasce la Serie Ecologica SE, una caravan che anticipa le soluzioni adottate in seguito sui motorcaravan, mediante il completo recupero delle acque grigie convogliate in un unico serbatoio mobile. Anche il WC di tipo fisso viene dotato di sciacquone alimentato da pompa elettrica e serbatoio di recupero incorporato.
La serie Laser del 1988
La produzione caravan della Laika si conclude nella prima meta' degli anni '90 con la Serie EcoVip. L’azienda infatti si dedicherà, a partire da questo momento, solo ai motorizzati, abbandonando definitivamente la produzione di caravan.
Edicola virtuale... (a cura di Flavius67)
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